Un'ex alunna ci scrive

Ci pare molto bello condividere con tutti voi questa lettera che riceviamo con infinito piacere e un pizzico di commozione. 

 

Caro Don Pa, Caro Montini,

mi ritaglio un po’ di tempo in questa serata per mettere nero su bianco pensieri che, spero, avranno un senso. Ormai sto crescendo. È vero, non sto diventando vecchia come te Montini, che hai quasi l’età di Don Pa, ma ormai sto diventando grande.

Eppure. Eppure mi sembra ieri quando terrorizzata entravo nella nostra scuola, come “la sorella di Verdino” che, detta tra noi, non godeva di una grande fama. Mi sembra ieri quando, tra una supplente e l’altra, pregavo perché la prof Gianotti guarisse da un male che mi faceva così tanta paura. Mi sembra ieri quando, durante gli esercizi spirituali, piangevo e mi chiedevo: “ma io, cosa devo fare della mia vita?”. Mi sembra ieri la prima lezione di filosofia, quando, la Prof Caccia, ci spiegava cosa significasse anche solo il termine, ed io, lì, affascinata ad ammirare una persona che con tanto amore, con tanta passione e dedizione, cercava di insegnarmi qualcosa, qualcosa per il mio futuro. Mi sembra ieri quando mi trovai l’armatura in classe del Prof Serìo e quando decantò a gran voce, sulla terrazza, alcuni canti della Divina Commedia. Mi sembra ieri quando mi chiedevo perché la Prof Romano chiudeva gli occhi e spiegava. La cosa assurda è che riusciva a camminare senza uccidersi in qualche banco, pur avendo gli occhi chiusi. Mi sembra ieri quando la Giussi ci faceva riflettere su tematiche utili alla vita. Mi sembra ieri lo Zen, Ravenna, Roma.

Eppure. Mi sto per laureare, ormai manca davvero molto poco. Mi guardo indietro e so che tante volte ho sbagliato, ma so che questo mi ha fatto crescere. Ti penso, Montini, perché settimana scorsa ho discusso: il mio prof mi parlava e teneva gli occhi chiusi. Ed io ridevo, perché in quegli occhi chiusi c’era tanto di noi. Per questo voglio dirti grazie. Hai creduto in me quando io stessa non lo facevo. Mi hai saputo spronare a fare del mio meglio. Mi hai insegnato che si fa fatica e che più si fa fatica, più le cose arrivano. Vivo da sola da un anno, lavoro da un anno e mezzo. Ci sono mattine che sono stanca, eppure so che quella fatica ha un senso. Mi hai insegnato il valore della lealtà. Mi hai insegnato cosa vuol dire famiglia. Mi hai insegnato a non pensare solo a me stessa. Mi hai insegnato a dire Grazie. Tante volte è così semplice mettersi un’armatura e sentirsi un po’ invincibili. Don Pa, Montini, Prof, io so che, se non ci foste stati voi, io ora non sarei felice.

Per questo, non posso che dirvi grazie.

Questo a me ha insegnato il Montini: il bene resta sempre.

Grazie, di cuore. Betta

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